C’E UNA MONTAGNA DENTRO IL MUSEION!
C’è, in un paese lontano, una montagna alta 100 km e larga 100 km; ogni 100 anni un uccellino và a pulirsi il becco sulla cima della montagna. Quando l’uccellino, alfine, avrà raso al suolo la montagna, allora sarà passato un sol giorno d’eternità.
Questo tentativo di dare un’idea di eternità, può essere utilizzato per descrivere la montagna dell’arte ( a differenza della prima, quest’ultima, per l’indeterminatezza della definizione di arte, cresce ogni giorno di più) ed in particolare quella che sta all’interno del nuovo Museion. In questa trasposizione la montagna è il corpo delle opere esposte, mentre l’uccellino, manco a dirlo, è il visitatore.
Quando è entrato nel nuovo Museion l’uccellino si è trovato di fronte una montagna immane e sconosciuta: l’uccellino ha guardato stordito la montagna ed a seconda dei casi se l’è fatta sotto od è volato via terrorizzato.
Di cosa avrebbe avuto bisogno il visitatore uccellino per avere un’opportunità di scalfire la montagna? Avrebbe avuto bisogno di essere preventivamente acculturato dalle guide alpine che avevano provveduto ad erigere la montagna. Avrebbe dovuto poter contare su una preparazione programmata, accurata, mirata, che avrebbe dovuto dispiegare il suo sviluppo in un arco temporale sufficientemente lungo, precedente l’inaugurazione del 24.05.08.
Purtroppo non è stata resa disponibile alcuna attività propedeutica; detta attività, considerata la difficoltà e la specificità della materia, si rendeva assolutamente indispensabile; si sarebbe dimostrata utile per abbattere ( o quantomeno ridurre drasticamente ) le prevedibili reazioni di chiusura, attivando al contempo un meccanismo virtuoso di avvicinamento alla cultura dell’arte contemporanea, nel pubblico esteso. Tutto ciò escludendo che, aprioristicamente, le guide alpine abbiano immaginato ed inteso di rendere accessibile la montagna solo gli emuli di Messner.
Ora il visitatore uccellino, ammesso che ne abbia la volontà, la predisposizione, il tempo, cosa dovrebbe fare? Dovrebbe, facendosi autodidatta, procurarsi un paio di libri di storia dell’arte – quantomeno moderna e contemporanea – studiarli e capirli, dopodiché dovrebbe prendere le monografie di ciascun artista esposto ed anche in questo caso dovrebbe studiarle e capirle; ciò fatto, con il becco affilato, potrebbe finalmente entrare nel nuovo Museion ed iniziare a becchettare, pazientemente, la montagna incantata. 200 artisti rappresentati da 300 opere!
Forse un corpo collettivo più contenuto avrebbe consentito, al visitatore uccellino, uno sguardo periferico più approcciabile.
Diversamente e più appropriatamente, le guide alpine dovrebbero riportare indietro le lancette del tempo ed attivare un processo adeguatamente educativo.
Questo è lo svantaggio da recuperare! Kippenberger, gli Schutzen? Al momento solo folclore locale.
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